Rita Borsellino, Antonella Monastra, Davide Faraone e Fabrizio Ferrandelli. Quattro candidati alle primarie palermitane del Pd per scegliere il futuro candidato sindaco del capoluogo regionale. I seggi sono stati aperti la mattina del 4 Marzo, e non molto tempo dopo è stato subito possibile dichiarare il nome del vincitore: Fabrizio Ferrandelli, trentunenne, laureato in lettere moderne, bancario, ex capogruppo in consiglio comunale dell’Idv sostenuto dall’ala del Pd che appoggia il governo di Raffaele Lombardo alla Regione (Beppe Lumia, Antonello Cracolici e Totò Cardinale) ed anche da Rosario Crocetta e Sonia Alfano, europarlamentari, esponenti importanti della lotta antimafia.
La sua però non può essere considerata una semplice vittoria, con la sua elezione il giovanissimo aspirante sindaco è stato in grado di battere (con però solo 151 voti di distacco) non di meno che Rita Borsellino, candidata appoggiata da Sel, Pd, Rifondazione comunista- Fds, socialisti di Nencini e movimenti, e fortemente voluta da Bersani, segretario nazionale del Partito. Ed è proprio la testa di quest’ultimo che viene reclamata in queste ore dall’isola, alla luce degli eventi, e, nonostante i tentativi di minimizzare del segretario, la situazione è grave ed il sentore appare percepito fortemente non solo dagli stessi elettori di sinistra ma anche, e aggiungerei pure stavolta purtroppo, dai sostenitori degli altri partiti.
La scelta di Ferrandelli potenzialmente potrà rivelarsi felice, e non possiamo che augurarcelo, ma allo stesso tempo è inutile negare che questa non possa non essere sentita come un’ennesima avvisaglia del malessere che da sempre attanaglia la sinistra: l’eccessivo divisionismo. Che forse questo male abbia condotto gli elettori al favorire l’alternativa purché questa sia in conflitto con i dettami del vertice nazionale?
Permettetemi di abbandonarmi al racconto di un episodio che mi ha fatto sorridere, amaramente : in questi giorni ho avuto la possibilità di tornare a casa, proprio in Sicilia, e la sera in cui era stata decretata la vittoria del candidato sindaco ho deciso di fare una passeggiata, inutile spiegare che in un paesino come il mio recarsi in piazza equivale a confrontarsi con gli anziani del posto, mi sono avvicinata ad un bar attirata dalle chiacchiere che avevo origliato inerenti proprio l’elezione di Ferrandelli e, in questo modo, ho potuto assistere ad una dichiarazione, che, io definirei saggia, la riporto in dialetto per non privarla dell’ardore (confidando di sembrare comprensibile sull’onda del fenomeno Camilleri) : “Viri la politica è come u teatru: c’è u capucomico, e ci su i comparsi. Ndo Pdl nun ci su storie: u primu atturi è facile accanoscillo, ma na sinistra u probblema è chiò complesso: tutti vonu fari i capucomici, e finiscia ca ci fanu tutti na mala cumpassa”.
Maricia Dazzi
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