Egitto, Tunisia, Libia... e finalmente la cosidetta "Primavera Araba" ha raggiunto la Siria. Ovviamente, questa e' la storia che seguiamo nella mass media, per non menzionare tutti i massacri commessi (!) dal "dittatore sanguinoso" Bashar al-Assad. Con tutte queste brutte scene in Siria davanti ai nostri occhi, portate alle nostre televisioni "grazie" a canali come Al-Jazeerah, e lo spirito "rivoluzionario" (!) che abbiamo visto negli altri paesi, noi umanitari tendiamo a pensare "ma perché non sosteniamo un intervento radicale a questo andamento in Siria?" non avendo nessun dubbio che questo nuovo thriller e' un po' diverso da quelli che abbiamo visto negli ultimi decenni.
Scusatemi cari, ma Polyanna e' gia' stata stuprata.
Ha resistito? Penso di si, ma comunque Uncle Sam l'ha sequestrata.
Adesso vediamo come:
Come sappiamo gia', la "favilla" di questi movimenti sociali ha avuto luogo in Egitto, un paese governato da uno stato pro-occidentale, guidato da un leader che veniva "eletto" con il 90% in tutte le elezioni, Husni Mubarak. Nella prima fase, cioe' fino alla caduta (o dimissione) di Mubarak, la ribellione e' stata sostenuta da tutte le classi oppressi del paese insieme con le minoranze come i copti. Dopo la caduta di Mubarak e il trasferimento del potere esecutivo alla Corte Suprema delle Forze Armate, pero', il momentum si e' spostato verso un gruppo politico che aveva giocato un ruolo insignificante nella ribellione, i Fratelli Musulmani. Questo gruppo, composto da islamisti radicali "moderati" e' diventato il portavoce del movimento subito dopo la dimissione di Mubarak e, con l'aiuto di canali "indipendenti" come Al-Jazeerah, e' stato presentato al mondo come "un partito dedicato alla democratizzazione del paese".
Abbiamo visto come questo gruppo aveva percepito il concetto di "democrazia" dopo la sua vittoria nelle ultime elezioni: la soppressione delle masse. I primi mesi del loro governo hanno testimoniato violenza statale contro gli operai e le minoranze etniche-religiose, fra le quali le piu' importanti sono i copti che hanno provato ad avvisare i cristiani occidentali ma, come sempre, le loro orecchie erano chiuse a tutte le notizie tranne quelle che vedevano su CNN, BBC e Al-Jazeerah.
Per di piu', questo nuovo governo ha preso il sostegno degli stati occidentali e la Turchia, consolidando il suo potere. L'economia reale egiziana dipendeva dai criteri occidentali anche prima della cosidetta "rivoluzione" (o, con altre parole, la sua economia era gia' "aperta") , quindi non possiamo parlare di un grande cambiamento in quel campo.
Per quanto riguarda la Tunisia, abbiamo visto vicende molto simili.
Il presidente in carico prima della sommossa, il pro-occidentale Zine el-Abidine Ben Ali, era uscito vincitore (con almeno l'89% dei voti) da ogni elezione dopo il colpo di stato nel 1987. Dopo il salito della tensione con la auto-immolazione di Mohamed Bouazizi, un cittadino di 26 anni, tutte le classi oppresse della Tunisia hanno deciso di agire contro la dittatura di Ben Ali. Alla fine, Ben Ali si e' dimesso ma le elezioni successive hanno consolidato il potere del movimento islamista, Ennahda, il cui leader Rashid al-Ghannushi era famoso per opporsi al femminismo e al secularismo occidentale. Per questa sua posizione, si e' dimettito prima delle elezioni, lasciando il suo posto al suo "braccio destro", Hamadi Jebali, il primo ministro attuale, che sembra piu' "moderato", ovvero "filo-occidentale" rispetto al suo maestro. A dispetto delle tendenze "liberali" di Jebali, al-Ghannushi e' ancora considerato il "leader ideologico" di Ennahda, un fatto che ci aiuta a spiegare la retorica anti-laica del movimento.
Se parliamo del campo economico, possiamo dire che il paese non ha visto tanti cambiamenti siccome la sua economia era "aperta" anche prima della "rivoluzione".
In Libia, invece, la storia era un po' diversa.
La differenza principale fra la Libia e gli altri paesi influenzati dalla cosidetta "Primavera Araba" era il fatto che la Libia godeva le risorse piu' vaste di petrolio in tutta l'Africa settentrionale e la sua economia non era molto "aperta" al capitale occidentale.
Nonostante la teoria propagata che prevede "il fallimento delle economie non aperte", il PIL della "Jamahiria Araba Libiana del Grande Popolo Socialista" era il piu' alto in tutto il continente africano. Poi, anche se era ideologicamente instabile, Muammar al-Ghaddafi era considerato un eroe da tanti Libiani, specialmente quelli di origine non-araba, perché durante il suo governo, aveva creato un'economia stabile, opportunita' di lavoro per la maggioranza della popolazione, una costituzione piu' laica rispetto a quella precedente, e aveva consentito la partecipazione alla vita sociale e politica delle genti di origine non-araba.
Tutti questi fatti rendevano difficile un cambiamento politico radicale in Libia... fino all'insurrezione a Benghazi.
In ogni paese del mondo ci sono delle eventuali proteste contro i governi ma quelle a Benghazi sono state un po' sanguinose. Come gli avvenimenti in Xinjiang, Cina nel 2009, un gruppo di mercenari sconosciuti che, secondo la mass media occidentale, si era alleato con il governo ha sparato ai dimostranti, un evento che ha spostato il momentum verso l'opposizione che, fra poco, ha dichiarato l'indipendenza nella citta' di Benghazi. Questa dichiarazione e' stata riconosciuta da tanti stati occidentali, e da stati pro-occidentali come la Turchia, il cui primo ministro Recep Tayyip Erdoğan aveva ricevuto un premio di "umanitarismo" dallo stesso al-Ghaddafi un anno prima.
Ma anche in queste circonstanze la ribellione non aveva abbastanza sostegno popolare, percio' gli stati occidentali e la Turchia si sono sentiti obbligati ad agire contro il "regno repressivo" di al-Ghaddafi, una tendenza che ha avuto come un risultato l'intervento della NATO che ha segnalato l'eventuale vittoria dei ribelli benché ci sia stato una resistenza feroce dalla parte delle forze al-Ghaddafi.
E' vero che al-Ghaddafi non era mai stato un leader "ideale"; anzi, le sue instabilita' ideologica, politica estera espansionista e tendenza autocratica sono sempre state criticate dagli osservatori neutri ma dobbiamo notare che questi fatti, non sono stati i veri "casus belli" dell'intervento della NATO. Infatti, due paesi che hanno partecipato all'intervento, l'Italia e la Turchia (i cui stati predecessori avevano combattuto per lo stesso paese) avevano relazioni economiche con il regime di al-Ghaddafi fino a quando sono state "ficcate" dalla parte degli stati piu' potenti della NATO.
E cosa possiamo dire del nuovo governo "democratico" della Libia? Innanzitutto, non e' un governo democratico se non pensate che dichiarare la legge coranica come la fonte principale del diritto dello Stato sia un atto democratico. Per di piu', Human Rights Watch ha testimoniato violenza statale contro le genti di origine non-araba della Libia che avevano sostenuto le forze al-Ghaddafi durante la guerra civile. Eventualmente, queste genti si sono raccolte intorno ad alcune tribu' pro-al-Ghaddafi e hanno dichiarato l'indipendenza in alcune regioni occidentali.
Come sempre, l'intervento occidentale ha portato sangue, sangue e piu' sangue (per non menzionare instabilita' politica) insieme con un'economia piu' "aperta".
Prima di venire alla questione siriana, devo indicare il fatto che la "Primavera Araba" ha avuto riflessioni anche in paesi che non abbiamo mai sentito nelle notizie di questo tipo, come il Bahrain e l'Arabia Saudita, ma siccome questi paesi sono monarchie pro-occidentali, canali come CNN e Al-Jazeerah non hanno mai parlato delle condizioni delle genti in questi paesi. Solo BBC ha fatto un news coverage sui dottori arrestati in Bahrain ma non ha "coperto" di piu'.
Alla fine siamo arrivati in Siria!
La Siria non e' né un paese ricco di petrolio come la Libia né ha un valore fiscale come l'Egitto. Nonostante la tendenza nazionalista di sinistra rappresentata dal Partito Ba'th, la Siria si era avvicinata all'Europa e alla Turchia con la salita al potere di Bashar al-Assad (figlio di Hafez al-Assad, uno dei fondatori del Partito Ba'th) con alcune riforme "liberali" e aveva cominciato a, con termini piu' usati nella mass media, "adattarsi alle condizioni del mondo post-Sovietico".
Anche se le prime riforme di Bashar al-Assad non avevano riportato la stabilita' politica e lo sviluppo sociale che la Siria godeva prima del crollo dell'Unione Sovietica, la capacita' commerciale del paese era cresciuta superbamente e, con gli istituti statali vigenti che regolavano il mercato, la Siria era fra i paesi meno sdolcinati nel Medio Oriente durante la prima fase della Grande Recessione.
E se tutto andava bene, come hanno iniziato le insurrezioni?
Per percepire le ragioni, dobbiamo osservare la struttura sociale e politica della Siria.
La Siria e' un paese multi-etnico con tanti gruppi di minoranze che abitano in varie regioni. Gli arabi formano la maggioranza etnica con il 90% della popolazione mentre i turcomani, i curdi e i siriaci sono le minoranze prominenti. Non ci sono stati tanti problemi inter-etnici in Siria negli ultimi decenni (tranne le proteste della gente curda nella provincia di Al-Qamishli subito dopo l'invasione di Iraq), ma, specialmente nelle ultime proteste si parla di un "conflitto religioso".
I musulmani sunniti formano la maggioranza religiosa in Siria, ma ci sono tanti altri credi. La dottrina alavita dell'Islam shiita e' particolarmente importante perché, anche se i seguaci di questa dottrina sono una minoranza che ha sofferto dall'oppressione sunnita per tanti secoli, hanno trovato un rifugio sicuro in Siria con la salita di Hafez al-Assad, padre di Bashar al-Assad, che apparteneva alla loro comunita'. Siccome era un membro della minoranza anche lui, Hafez al-Assad aveva sempre provato a raggiungere un accordo fra i vari gruppi religiosi, una politica che aveva prevenuto conflitti religiosi definitivamente durante il suo governo. Anche se il suo successore Bashar al-Assad ha scelto di seguire la politica di suo padre nel campo religioso, la differenza religiosa fra il presidente e la maggioranza del popolo e' considerata una delle motivazioni della ribellione attuale.
Infatti, le prime dimostrazioni sono state organizzate da gruppi sunniti estremisti che, per legittimare le loro attivita', hanno scelto di usare una retorica "democratica" per sottolineare i difetti del regime di al-Assad: "la legge di emergenza" era ancora in vigore e il Partito Ba'th era l'unico partito che era giuridicamente capace di formare governi.
Vedendo i difetti del proprio regime, il governo al-Assad ha annullato la cosidetta "legge di emergenza" e ha proposto una serie di riforme che prevedevano l'eliminazione della posizione di supremazia del Partito Ba'th. Queste riforme sono state sottoposte a referendum popolare il 26 Febbraio e la maggioranza della popolazione ha votato in favore ma neanche queste nuove legislazioni bastavano per una tregua.
Nonostante le notizie che vediamo su canali come BBC e Al-Jazeerah, i ribelli in Siria non sono mai stati un gruppo di "dimostranti innocenti". Infatti gia' dall'inizio delle proteste, gli osservatori neutri hanno testimoniato violenza dalla parte dei ribelli contro la minoranza alavita nelle provincie settentrionali ma sfortunatamente i video che mostavano ampiamente le tendenze genocidiali dei ribelli sono stati presentati in occidente come violenza statale contro i ribelli, cancellando le parti in cui i preparatori urlavano "questi cani infedeli di al-Assad meritano solo la morte!".
Per di piu', una settimana fa, alcuni ribelli stazionati in Turchia hanno postato un video che aveva un messaggio molto chiaro agli alaviti: "se continuate a sostenere al-Assad, vi distruggeremo tutti!".
Anche se le ultime vicende in Siria hanno creato un feroce conflitto fraterno in Siria, hanno dato luogo anche alle alleanze nuove: gli USA e la Turchia, due stati che hanno dichiarato Al-Qaeda un'organizzazione terroristica, hanna scelto di collaborare con essa per combattere al-Assad! Un interessante girare di eventi, davvero!
Con tutti questi fatti in mano, non e' possibile dire che lo scopo degli stati occidentali e la Turchia e' quello di instaurare un governo "democratico" in Siria. Come ben sappiamo, la Siria ha una posizione geografica importante e la sua alleanza con l'Iran e la Russia rende la situazione difficile per l'occidente. Un altro dato di fatto e' che l'occidente non ha piu' le risorse per combattere quelli che non lo obbediscono, percio' l'importanza della Turchia nei confronti con la Siria e' prominente, pero' l'intervento russo ha spostato il momentum verso al-Assad.
I mesi prossimi saranno decisivi nella risoluzione della questione e noi, i socialisti turchi e siriani continueremo ad opporci contro la guerra e qualunque tipo di intervento militare.
A. K. Kurtul